Sono ore frenetiche, quelle a Roma, visto che sembra difficile trovare un accordo sulla riforma riguardante le concessioni balneari, contenuta nel ddl concorrenza, che dovrebbe essere approvato il 31 Maggio 2022, per ottenere i fondi del Pnrr.
La questione sembrava aver trovato un punto di incontro a febbraio, quando il Governo aveva approvato le nuove regole, che prevedevano l’assegnazione degli stabilimenti balneari tramite gara, ma ci sono ancora delle questioni delicate da definire.
Ovviamente le imprese temono di dover sostenere spese più alte, o di perdere la propria attività, ed è per questo che nel programma del Governo sono previste delle tutele, in particolare per le aziende più piccole a conduzione familiare e a chi sta pagando il mutuo per lo stabilimento.
Si parla di un settore strategico per l’Italia, perché da un lato c’è il futuro di 30 mila imprenditori, che generano un fatturato pari a 15 miliardi di euro l’anno, ma di questi 15 miliardi solo 100 milioni finiscono nelle casse dello Stato.
Purtroppo in tutte le nostre regioni, la stragrande maggioranza della costa è ormai preda delle concessioni balneari.
Secondo un rapporto di Legambiente, le concessioni coprirebbero poco più del 42% dei nostri litorali, ma in regioni ad alta intensità turistica, quali Campania, Liguria ed Emilia Romagna, la percentuale supera il 70%.
Dei 30 chilometri di coste della Versilia, il 90% è occupato dagli stabilimenti e sulla riviera romagnola si va dall’83% di Riccione, al 100% di Gatteo Mare.
Il 31 dicembre 2023 è la data in cui si dovrebbero istituire le gare per le concessioni balneari, prevedendo degli indennizzi per gli attuali titolari; ed è quest’ultimo punto che crea non poche polemiche tra le forze politiche, impegnate a far ottenere ai balneari il riconoscimento economico dell’intero valore aziendale delle imprese, anziché solo degli investimenti non ammortizzati, come invece vorrebbe il Governo.
DIRETTIVA BOLKESTEIN IGNORATA?
È importante ricordare che Bruxelles nel 2006, con la direttiva Bolkestein, aveva stabilito che le concessioni (cioè lo sfruttamento economico di un bene pubblico) dovevano essere messe all’asta per favorire la concorrenza e lo sviluppo del territorio.
L’Italia non riuscendo ad adeguarsi, è soggetta da tempo a continui richiami comunitari, accompagnati dal rischio di una multa salata.
Con la legge di Bilancio approvata a fine 2018, il Governo aveva stabilito una proroga fino al 2033 delle concessioni in essere, non curandosi del fatto che sarebbe andato contro le normative europee;
Quindi molte imprese, rassicurate da questa proroga, hanno deciso di investire, sapendo di aver un periodo di tempo adeguato per ammortizzare le spese da affrontare;
Il problema fu che, essendo la norma, contraria ai regolamenti comunitari, quindi contraria all’ordinamento, il Consiglio di Stato ha successivamente dovuto dichiarare l’inapplicabilità di quella norma di fine 2018.
LE COSTE ITALIANE
Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile, ha aggiornato dopo tre anni i dati sulle concessioni demaniali, elaborati fino a maggio 2021, ed è emerso che in Italia le concessioni sul demanio costiero sono
arrivate a 61.426, rispetto al 2018 che ne contava 52.619;
Di queste, 12.166 rappresentano concessioni per stabilimenti balneari, (contro le 10.812 del 2018), con un aumento del 12,5%.
Sono invece 1.838 quelle per campeggi, circoli sportivi e complessi turistici, anch’esse in aumento rispetto alle 1.231 del 2018. Le restanti concessioni sono distribuite su vari utilizzi, da pesca e acquacoltura a diporto, produttivo.
OBIETTIVO GARE PER LE CONCESSIONI BALNEARI
Dall’inizio del 2024 entreranno in vigore le gare per potersi aggiudicare gli stabilimenti, con l’obiettivo di allinearsi con la normativa europea, al fine di assicurare un più razionale e sostenibile utilizzo del demanio marittimo, per favorire la pubblica fruizione, e promuovere un “maggior dinamismo concorrenziale“, nel settore dei servizi e delle attività economiche connessi allo sfruttamento delle concessioni per finalità turistico-ricreative.
In fase di assegnazione gara dovrà essere tenuta in debito conto la “qualità e le condizioni del servizio offerto agli utenti” e le tariffe applicate: dovrà quindi esserci un adeguato rapporto tra tariffe proposte e qualità del servizio.
Il Governo per l’affidamento delle concessioni balneari tramite gara, seguirà i seguenti criteri:
- Rispetto del pregio naturale e dell’effettiva redditività delle aree demaniali da affidare in concessione, nonché dell’utilizzo di tali aree per attività sportive, ricreative e legate alle tradizioni locali, svolte in forma singola o associata senza scopo di lucro o per finalità di interesse pubblico;
- Individuazione dei presupposti e casi per l’eventuale frazionamento in piccoli lotti e un numero massimo di concessioni, per favorire la massima partecipazione di imprese, (anche di piccole dimensioni), e di enti del terzo settore;
- Previsione dei termini per la ricezione delle domande di partecipazione non inferiori a trenta giorni;
- Qualità e condizioni del servizio offerto agli utenti, per migliorare l’accessibilità e la fruibilità del demanio, anche da parte dei soggetti con disabilità, e della idoneità di tali interventi ad assicurare il minimo impatto sul paesaggio, sull’ambiente e sull’ecosistema, con preferenza del programma di interventi che preveda attrezzature non fisse e completamente amovibili;
- Tenere conto dell’esperienza tecnica e professionale già acquisita in relazione all’attività oggetto di concessione – o ad analoghe attività’ di gestione di beni pubblici – secondo criteri di proporzionalità e di adeguatezza in maniera tale da non precludere l’accesso al settore di nuovi operatori;
- Considerare la posizione dei soggetti che, nei cinque anni antecedenti l’avvio della procedura selettiva, hanno utilizzato la concessione quale prevalente fonte di reddito per sé e per il proprio nucleo familiare, nei limiti definiti anche tenendo conto della titolarità, alla data di avvio della procedura selettiva, in via diretta o indiretta, di altra concessione o di altre di attività d’impresa o di tipo professionale;
- Definire una quota del canone annuo da riservare all’ente concedente e da destinare a interventi di difesa delle coste e di miglioramento della fruibilità delle aree demaniali libere.
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